“Ci troviamo ancora una volta a lanciare un appello a tutte le forze
politiche, nessuna esclusa, affinché non si tirino indietro davanti alla
sfida di riportare nell’Isola i soldi dei sardi, ingiustamente
trattenuti a Roma da uno Stato che interpreta le norme a proprio uso e
consumo, e invariabilmente a danno della Sardegna. Sostenendo
l’emendamento al disegno di legge finanziaria con cui noi Riformatori
proponiamo di iscrivere in bilancio le somme che ci sono dovute come
compartecipazione alle accise sui prodotti petroliferi fabbricati sul
territorio regionale, l’intera classe politica ha la possibilità di
qualificare la legislatura che si avvia a conclusione con un intervento
necessario e lungimirante, che pone le basi per lo sviluppo futuro della
nostra Isola e in particolare delle sue aree più disagiate”, dichiarano
il capogruppo dei Riformatori Sardi per l’Europa in Consiglio regionale,
Attilio Dedoni, e il coordinatore regionale del Partito, Pietrino Fois.
“La somma di cui chiediamo l’iscrizione in bilancio è pari a 3
miliardi di euro, calcolati per difetto se si considera che il gettito
effettivo delle accise riscosse sui prodotti petroliferi fabbricati in
Sardegna, riferito al bilancio consuntivo dello Stato per il 2017, è di
circa 3 miliardi 950 milioni di euro”, sottolineano Dedoni e Fois. “Una
parte importante di queste risorse potrà essere utilizzata per
finanziare interventi di tutela ambientale nell’area in cui ha sede la
raffineria della Saras e per abbattere il prezzo dei carburanti e degli
altri prodotti petroliferi nell’Isola. L’art. 8 dello Statuto parla
chiaro: le accise sono definite come ‘imposta di fabbricazione’,
pertanto devono ritenersi applicate all’atto della produzione e non
della vendita, come sostiene invece lo Stato. Lo stesso art. 8 rafforza
il concetto, precisando che rientrano tra le entrate della Regione anche
le quote spettanti per i tributi maturati sul nostro territorio ma
riscossi altrove.
La Corte Costituzionale, nel marzo del 2010, ha
riconosciuto tale impostazione, rigettando il ricorso della Regione
Sicilia, la quale rivendicava il gettito derivante dalle accise sui
carburanti consumati sul proprio territorio: la Consulta ha sancito una
volta per tutte che le accise sono imposte di fabbricazione e non di
consumo, esattamente come sostengono lo Statuto sardo e l’emendamento
del quale chiediamo l’approvazione”.
“Le forze politiche”, ricordano i due esponenti dei Riformatori,
“si sono già espresse all’unanimità approvando un nostro emendamento
analogo alla finanziaria 2014, sostenuto dalle firme di oltre 102 mila
sardi. L’iscrizione in bilancio della somma forfettaria di 1 miliardo di
euro all’anno, fatta salva la successiva quantificazione delle spettanze
esatte, non ha avuto seguito a causa della decisione scellerata della
giunta Pigliaru di non resistere in giudizio quando il Governo ha
impugnato la norma.
La Giunta ha poi firmato un accordo con Palazzo
Chigi, sostenuto anche dal voto favorevole della maggioranza di
centrosinistra in Consiglio regionale, con il quale ha accettato una
norma di attuazione dello Statuto che definisce le accise come
‘spettanti sulla base dei prodotti immessi in consumo nel territorio
regionale’, in palese violazione del pronunciamento della Consulta e di
quanto stabilito nello Statuto, che è legge costituzionale dello Stato”.
“E’ giunto il momento di rimediare alla vergogna imposta dal
Governo e accettata da un esecutivo regionale succube degli interessi
del centrosinistra nazionale”, concludono Dedoni e Fois.
“Alla Sardegna
spettano i nove decimi delle accise sui prodotti petroliferi fabbricati
sul suo territorio, come risarcimento per il costo ambientale che
paghiamo per ospitare, in una delle nostre aree costiere più pregevoli,
nella quale risiede circa un terzo della popolazione regionale, la più
grande raffineria di petrolio del Mediterraneo. Per questo, facciamo
appello a tutte le forze politiche affinché, così come già accaduto nel
2014, approvino all’unanimità il nostro emendamento e iscrivano in
bilancio i soldi che ci sono dovuti: è un atto di coraggio
indispensabile per rendere giustizia al popolo sardo e per gettare le
basi per lo sviluppo futuro della nostra Isola”.