Il presidente della Coldiretti Battista Cualbu e il direttore Luca
Saba, hanno inviato stamane la segute nota all'assessore regionale
all’Agricoltura relativamente alla iniziativa della Regione
riguardante gli stati generali dell'agroltura.
" Egr. Assessore, con la presente comunichiamo la nostra ultima
decisione di non partecipare ai lavori ,nessun preconcetto ci ha
spinto verso questa scelta, ne alcuna volontà di boicottare o
strumentalizzare politicamente la Vostra proposta.
Semplicemente, da sempre, non crediamo a questo metodo di lavoro che
in tre giorni condensa troppi argomenti, senza, a nostro parere,
tracciare una linea chiara su cui davvero riprogrammare il futuro
agricolo della nostra Regione.
Pur apprezzando l’approccio dal basso, riteniamo che tale strumento
più volte utilizzato in tempi passati dall’amministrazione Regionale
peccasse non del coinvolgimento di tutti gli attori quanto invece di
un indirizzo politico di base che potesse rappresentare l’elemento su
cui realizzare davvero il cambiamento auspicato.
Negli ultimi 20 anni in Sardegna è stato provato e riproposto tutto di
quanto posto in essere dal quadro sinottico comunitario del PSR, dalle
politiche ambientali alla costruzione delle reti, dalla organizzazioni
di prodotto agli strumenti di filiera, ma non troviamo, come richiesto
da noi a più riprese negli anni, nessuna scelta politica atta ad
orientare realmente la nostra politica agricola.
Il caso della Spagna da noi spesso ricordato solo come esempio di
scelte chiare di politica economica, attraverso la creazione di zone
produttive specifiche ha avuto alla base la capacità del Governo
Nazionale di creare un futuro produttivo di lungo periodo orientando
per il proprio territorio tutte le misure comunitarie verso la
creazione di economie di scala che specializzassero e rafforzassero le
vocazioni territoriali, come ad esempio il distretto agrumicolo di
Valencia.
Crediamo nella distintività del prodotto sulla base della qualità e
non dei numeri, per cui non vogliamo riproporre il modello citato
secondo quegli orientamenti, ma ne riprendiamo il modello concettuale
di crescita.
Riteniamo che i piani settoriali della Regione Sardegna sulle diverse
attività produttive, ormai abbandonati dai primi anni ottanta, possano
essere una cornice di riferimento per la ripartenza di diverse
attività oggi completamente disorientate.
Riteniamo che, da sempre, in Sardegna manchi questo coraggio della
politica. Cioè quello di disegnare e di scegliere nell’amministrazione
del bene comune una strada di lungo periodo su cui poi creare l’agorà
degli Stati generali. E’ una strada che non può durare tre giorni ma
ha la necessità di essere realizzata su percorsi di mesi su cui si
analizzano non gli strumenti comunitari, che appunto devono rimanere
strumenti, ma le scelte economiche da portare avanti sulla base di
analisi di orientamenti internazionali di mercato che non possono
esaurirsi in pochi minuti di relazione così come il focus relativo ai
cambiamenti climatici, argomento che da solo assorbirebbe riteniamo
diversi mesi di lavoro.
Coldiretti di fronte a questo metodo sarebbe pronto a prendersi le
responsabilità di una piena collaborazione alle scelte, negli
interessi collettivi che democraticamente e numericamente rappresenta
perché sarebbe davvero la base della svolta più volte auspicata da
tutti.
Per poter attivare i processi di concentrazione dell’offerta, di
rafforzamento delle filiere, di aggregazione, di abbattimento di costi
di produzione, di realizzazione di piattaforme per l’export, vi è la
necessità di lavorare su basi completamente nuove che obblighino i
nostri territori a ridisegnarsi in modo più omogeneo al fine di
favorire gli scambi produttivi, commerciali, logistici e scientifici.
Questo è il nostro pensiero libero da condizionamenti, che con lo
stesso spirito riconosce il diritto dell’Assessorato all’Agricoltura
di attivare così come ha fatto tali tavoli.
Nella speranza di avere riportato democraticamente le nostre posizioni
la salutiamo cordialmente.