Gli orti urbani e il Circolo Terrestri di Alghero

Ferdinando Manconi, Circolo Terrestri Alghero
La recente realizzazione, ad Alghero, nel parco intitolato a Gian Marco Manca, di un orto urbano, ad opera di un’associazione cittadina che ha in uso quegli spazi, offre lo spunto per discutere, nel dettaglio, questa valida attività che, anno dopo anno, prende sempre più piede nelle nostre città. L’agricoltura urbana, giova ricordarlo, rientra in un ampio spettro di attività ricomprese nel termine polivalente di Agricivismo, generalmente impiegato per descrivere l’impiego delle attività agricole in zone urbane, al fine di migliorare la vita civica e la qualità ambientale/paesaggistica nel contesto cittadino. Tale apporto positivo si concretizza, soprattutto nell’ambito sociale, in quanto costituisce una valida occasione di aggregazione, intergenerazionale ed interetnica, per il tempo libero, offre la possibilità di svolgere attività motoria, funge da ruolo terapico per l’assistenza e la cura di pazienti affetti da patologie di natura psicofisica ed apporta il rafforzamento della solidarietà, della comunità e del mutuo sostegno, non da ultimo, peraltro, garantendo un parziale sostegno economico ai fruitori, altresì ricoprendo il fondamentale ruolo di presidio del territorio e della sua difesa da attività degradanti. Ancora, all’agricoltura urbana viene ascritta la possibilità di offrire un valore aggiunto culturale inteso come riscoperta della memoria rurale, di quella storica, una valida occasione di stimolo per lo spirito creativo, l’educazione ad un rapporto rivolto più alla cura che non allo sfruttamento del suolo. Attraverso l’attività agricola e il valore ambientale di cui è investita, inoltre, è possibile la rigenerazione degli spazi residuali urbani, la gestione funzionale degli spazi verdi pubblici, l’educazione ambientale. L’Agricivismo si propone, quindi, in ultima istanza, come un valido metodo per recuperare il mondo agricolo, utilizzando gli elementi del paesaggio rurale che tocca la città, per ingentilire l’urbanizzazione dispersa. All’interno di tali molteplici attività, riconducibili all’agricoltura urbana, pare doveroso annoverare l’orto sociale; un’attività in grado di impiegare risorse proprie dell’agricoltura al fine di promuovere azioni terapeutiche, di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione, di servizi utili per la vita quotidiana e di educazione. In sostanza, un’azione di ponte tra politiche agricole e politiche sociali, formative, sanitarie, della giustizia, in un processo di progressivo, sebbene non semplice, di avvicinamento. In questa ottica, l’agricoltura sociale, si impone all’attenzione come modello alternativo di welfare, nel quale, si realizza il connubio tra sviluppo sociale e sviluppo economico del territorio, sulla base di processi di sviluppo locale capaci di promuovere l’inclusione sociale e, insieme, di accrescere la dotazione territoriale dei servizi. Fatte queste premesse, vien da rivolgere un sentito grazie a chi si adopera, seppur in maniera circostanziata, per diffondere questa pratica urbana così virtuosa, soffermandoci, almeno per ora, sullo spirito che guida l’iniziativa, senza entrare nel merito degli spazi e delle modalità con le quali questa viene operata e che saranno, probabilmente, oggetto di una successiva e più approfondita disamina. La predetta opera riporta, inoltre, alla memoria, un progetto di tre anni fa (ottobre 2014) a firma della Giunta cittadina di Alghero e denominato “Orti Urbani e gestione sociale degli spazi pubblici e aree verdi” il cui comunicato così recitava: “ Diverse aree di proprietà comunale saranno messe a disposizione degli aventi diritto per attività di orticultura senza scopo di lucro, ad uso proprio dei concessionari o della loro famiglie”. I lotti di terreno allora individuati per dare avvio alla lodevole iniziativa consistevano, secondo le intenzioni della Giunta comunale, in 389 mq tra via Costa e via Degli Orti, in circa 1.100 mq in località il Carmine, nella porzione di terreno di mq 600 tra via Mazzini e via XX Settembre e in un’area di 891 mq presso la scuola elementare di via Corsica. Quali siano state le sorti di questa felice intuizione, allo stato, non è dato sapere. Certo è che, ad ogni plauso che l’amministrazione cittadina rivolge ad un privato che ad essa, di fatto, si sostituisce nella gestione della cosa pubblica, dovrebbe corrispondere uno schiaffo (virtuale), rivolto al proprio indirizzo, per non averne saputo cogliere anzitempo e proficuamente le opportunità. Concludo con una riflessione: è davvero possibile parlare di orti urbani ad Alghero? La città si colloca, di fatto, già in un contesto territoriale agricolo; ne è testimonianza non solo la toponomastica ma anche la presenza di orti residuali all’interno del tessuto urbano oltre che la prossimità, senza soluzione di continuità, con il contiguo agro. Questo dovrebbe condurci a riflettere con maggiore attenzione circa le politiche da impiegare per il rilancio della nostra agricoltura e per la gestione degli spazi verdi interstiziali in maniera proficua e lungimirante senza farci attrarre, necessariamente, dalle “mode” del momento ma raccogliendo tutte le energie del territorio e le sue potenzialità in una felice amalgama che possa, questo si, assolvere a molteplici e svariate funzioni che vadano dal sociale, al ricreativo finanche al produttivo. Ad maiora! Circolo Terrestri, Ferdinando Manconi