Incendi: riportiamo allevatori e contadini nelle campagne - L'abbandono dei terreni complice degli incendi

E dei piromani

-
  Più prevenzione e un radicale cambio di rotta nelle politiche forestali e nella gestione delle aree boschive. Associazioni agricole e Ordini professionali marciano nella stessa direzione: la piaga degli incendi si combatte con il presidio delle campagne e con un diverso approccio culturale che restituisca ad agricoltori e pastori il ruolo di primi custodi del territorio. I vertici di Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri, insieme ai rappresentanti degli agronomi, dei dottori forestali e dei periti agrari, lo hanno ribadito questa mattina nel corso della seduta congiunta delle Commissioni “Attività Produttive” e “Governo del Territorio” che ha ascoltato i suggerimenti. «Occorre un salto di qualità nelle prevenzione – ha detto il presidente della Federazione degli ordini professionali dei dottori agronomi e forestali della Sardegna Luigi Ledda – bisogna guardare alle esperienze di successo di altre regioni del Mediterraneo». La stagione degli incendi è più lunga rispetto al passato.

  I cambiamenti climatici e i prolungati periodi di siccità rendono la situazione più difficile: «Gli effetti devastanti degli ultimi incendi dipendono molto dall’abbandono delle campagne– ha aggiunto Ledda – ci sono ampie aree considerate marginali. Prima, queste porzioni di territorio erano adibite a pascolo, oggi sono nuovamente coperte dalla macchia mediterranea. Manca una pianificazione territoriale e un governo delle superfici boschive». Per agronomi e dottori forestali, va rivista la normativa sul “refresh” che sta penalizzando agricoltori e allevatori sardi: «Le superfici di macchia mediterranea sono idonee al pascolo. Vanno inserite tra quelle selezionate per i premi comunitari. Gli ultimi rilevamenti del refresh hanno invertito la tendenza rendendo molte aree non più appetibili. In questo modo non si fa altro che allontanare pastori e contadini dalle campagne».

   Un cambio di rotta ha chiesto anche il Coordinamento regionale dei periti agrari: «Serve uno sforzo di tutti per coordinare attività e azioni – ha detto il presidente Graziano Pau – è necessario presidiare il territorio attraverso associazioni di volontariato, cacciatori organizzati, compagnie barracellari. Vanno coinvolte anche le aziende agricole che operano in aree a rischio riconoscendo loro un incentivo per gli interventi di prevenzione». Per il rappresentante dei periti agrari, è urgente fare rapidamente a una stima dei danni degli ultimi devastanti roghi del Montiferru e procedere ai ristori: «Va creato un fondo di sostegno per gli agricoltori e ricostituito il patrimonio aziendale – ha proseguito Pau – se si vuole evitare l’abbandono delle campagne occorre intervenire per il recupero dell’ambiente e delle coltivazioni tradizionali». D’accordo sulle azioni di prevenzione anche le associazioni agricole. Secondo il presidente di Coldiretti, Battista Cualbu, vanno rivisti i regolamenti forestali: «In alcune zone, il bosco ha preso il sopravvento. Questo perché il pascolo del bestiame è vietato o limitato – ha detto Cualbu – alcuni parametri vanno rivisti. La presenza degli animali tiene pulito il bosco e consente di governarlo meglio. Per secoli i pastori hanno contribuito a sviluppare un patrimonio boschivo di valore inestimabile.

   A loro va restituito il ruolo di principali custodi dell’ambiente se si vuole realmente combattere lo spopolamento delle zone interne». Cualbu ha poi suggerito una modifica della legge che vincola per 10 anni le superfici percorse dal fuoco: «Al danno subito da contadini e pastori si aggiungerebbe la beffa di non poter operare sui terreni distrutti dalla mano dei piromani». Il presidente di Coldiretti, infine, ha sollecitato un incremento dei fondi destinati ai terreni colpiti da calamità naturali ed eventi catastrofici: «La somma di 2,5 milioni di euro non è sufficiente». Per il presidente di Confagricoltura, Luca Sanna, ciò che è successo a fine luglio in Sardegna va inquadrato in un contesto nazionale ed europeo: «La nostra è una delle regioni più verdi d’Europa, il problema va affrontato coinvolgendo anche l’Ue». Per rafforzare la lotta al fuoco, Sanna ha invece suggerito un passo in avanti: «Si parla di multifunzionalità delle imprese agricole. In questo concetto vanno inserite le azioni di prevenzione degli incendi. Gli agricoltori possono fare molto, pulendo i terreni e collaborando con i comuni, ma la loro attività va retribuita».

   Pietro Tandeddu di Copagri ha invece sollecitato ristori certi e rapidi per le aziende colpite dagli incendi nel Montiferru: «Servono procedure semplificate per ricostituire le scorte di foraggio e ripristinare le recinzioni – ha detto Tandeddu – auspichiamo un’ordinanza della Protezione civile per gli interventi sulle strutture danneggiate». Per Tandeddu va tutto riportato all’interno di un piano straordinario: «Alcune norme sulla forestazione vanno riviste – ha concluso – così come è urgente recepire alcune leggi nazionali molto utili sul fronte della prevenzione degli incendi e del governo del territorio». Secondo Francesco Erbì, presidente della Cia, ciò che manca in Sardegna è una seria politica ambientale e forestale: «Ci occupiamo di porzioni di territorio con i cantieri forestali ma nell’isola esistono terre pubbliche e terre private senza alcun controllo – ha detto Erbì – si costituisca un tavolo tecnico che pensi a una programmazione complessiva e a lungo termine». Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri dei Progressisti Maria Laura Orrù e Antonio Piu, Emanuele Cera (Forza Italia) e Dario Giagoni (Lega). Soddisfatti i presidente della IV e V Commissione Giuseppe Talanas e Piero Maieli: «Abbiamo ascoltato proposte e suggerimenti molto utili – hanno detto – sta al consiglio ora recepirle e tradurle in provvedimenti mirati».