La Quinta Commissione del Consiglio regionale ha avviato il primo
ciclo di audizioni sul Testo Unico per l’energia.
Il provvedimento,
frutto della integrazione del Dl n.105 della Giunta regionale e della
proposta di legge n.100 sul reddito energetico, presentata dal gruppo
PD, introduce alcune importanti modifiche alla legge n.9 del 2006.
L’intento è quello di armonizzare la normativa regionale alle recenti
novità introdotte dall’Unione Europea in materia di politica
energetica.
Il Testo Unico prevede l’adeguamento del Piano energetico
regionale (PEARS) approvato nel 2016, l’istituzione delle comunità
energetiche da fonti rinnovabili, l’introduzione del reddito
energetico regionale.
Uno strumento, quest’ultimo, finalizzato alla
diffusione degli impianti di produzione di energia pulita per le
utenze familiari e condominiali in modo da abbattere i costi delle
bollette.
«Anche la Sardegna – ha detto l’assessore Anita Pili – condivide
l’obiettivo dell’aumento dei consumi da fonti rinnovabili e della
riduzione delle emissioni dannose in l’atmosfera. Il provvedimento in
discussione è uno strumento importante per avviare la transizione
energetica che sarà decisiva per lo sviluppo economico dell’Isola».
L’assessore, con l’ausilio del direttore generale dell’assessorato
all’Industria Giuliano Patteri, ha chiarito alla commissione alcuni
passaggi tecnici della proposta della Giunta su cui si erano
concentrate alcune osservazioni della Commissione.
Anita Pili ha
infine confermato la volontà della Giunta di assicurare alla Sardegna
l’autonomia energetica “sfruttando le risorse rinnovabile a nostra
disposizione».
Condivisione sulle linee generali del Testo Unico ha espresso anche il
presidente dell’Anci Emiliano Deiana: «E’ positivo che su argomenti di
questa portata si cerchi un’ampia condivisione – ha sottolineato
Deiana – la transizione verso un modello di sviluppo differente è un
obiettivo che dobbiamo darci tutti perché è lì che risiede il futuro
delle nostre comunità».
Il presidente dell’Anci ha espresso un giudizio favorevole sulla
istituzione delle comunità energetiche a patto che queste favoriscano
ricadute economiche per le comunità locali. «In passato, gli
interventi sono stati lasciati ai privati che avevano il legittimo
obiettivo di produrre utili.
Spesso, questi investimenti, hanno
coinciso con una forte contrazione delle risorse pubbliche nei
confronti degli enti locali.
Le comunità energetiche e il concetto di
autoproduzione vanno nella direzione opposta.
Le comunità diventano
protagoniste di un nuovo modello di sviluppo».
Un altro punto su cui ha insistito Deiana è quello della
programmazione: «C’è bisogno di interventi di ampio respiro, fatti su
base sovracomunale che integrino le diverse fonti di energia
rinnovabile.
Un altro aspetto riguarda le autorizzazioni: abbiamo
assistito a interventi fatti sopra la testa delle comunità locali, in
futuro la voce dei sindaci dovrà trovare ascolto pur in un quadro di
programmazione regionale.
E’ questa la chiave di volta per passare
dall’anarchia alla programmazione seria».
Positivo anche il giudizio delle forze datoriali. Il presidente di
Confindustria Maurizio De Pascale ha espresso soddisfazione per
l’avvio di un percorso che “mira a definire un quadro strategico in
materia di politica energetica regionale, coerente con gli indirizzi
comunitari e nazionali”.
Da Pascale ha suggerito alcune modifiche al Testo, in particolare
sulle Comunità energetiche: «Perché non prevedere che possano essere
costituite anche su iniziativa di privati e non solo di uno o più enti
locali?
La direttiva europea 2018/2001 mira infatti a liberalizzare,
promuovere e diffondere l’autoconsumo collettivo di cittadini e
imprese prescindendo da un intervento pubblico».
Favorevole anche il
giudizio sull’introduzione del reddito energetico regionale:
«L’autorizzazione dei nuovi impianti dovrà però puntare
necessariamente allo snellimento e alla semplificazione delle
procedure».
Il numero uno di Confindustria, infine, ha richiamato l’attenzione
della Commissione su un tema centrale per le parti datoriali: la
metanizzazione della Sardegna: «La realizzazione della dorsale (e dei
rigassificatori per alimentarla) è un’opera fondamentale – ha concluso
De Pascale – l’abbandono del carbone entro il 2025 potrebbe aver
effetti devastanti sul settore produttivo regionali.
Le due centrali
di Fiumesanto e del Sulcis dipendono interamente dal carbone. Il Pears
dovrà prevedere una loro riconversione per governare le conseguenze
occupazionali e d economiche di un settore che dà lavoro ad oltre 2000
persone».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore di Confapi Giorgio Del
Piano: «Condividiamo la filosofia del Testo Unico che punta alla
coesione economica e sociale mediante il sostegno alle fasce più
deboli con l’istituzione del reddito energetico. Bene anche
l’obiettivo della tutela dell’ambiente e dello sviluppo economico del
territorio grazie alla possibilità di creare una filiera locale nel
settore dell’installazione, manutenzione e gestione di impianti per la
produzione di energia da fonti rinnovabili».
Del Piano ha poi invitato la Commissione a guardare con attenzione al
nuovo scenario disegnato dall’Unione Europea che prevede uno
stanziamento di 1000 miliardi di euro in 10 anni per il Green Deal,
finalizzato all’azzeramento delle emissioni inquinanti entro il 2050:
« I negoziati sono in corso.
La Sardegna deve aver un ruolo attivo per
la definizione degli interventi e la destinazione delle risorse alle
regioni europee ancora fortemente legate al carbone».