I capogruppo consiliari della maggioranza di centro-destra al governo
della Regione autonoma della Sardegna hanno recentemente presentato la
proposta di legge regionale n. 153 del 28 maggio 2020, con la quale –
nel pieno perdurante dell’emergenza sanitaria ed economico-sociale
determinata dal coronavirus COVID 19 – vorrebbero “interpretare
autenticamente” il piano paesaggistico regionale (P.P.R.)…e
addomesticarlo ai propri voleri mattonari.
Lo sostiene una nota del
Gruppo di Intervento Giuridico che aggiunge:
"Gli illustri componenti del Consiglio regionale vorrebbero – a ben
quattordici anni di distanza – non già interpretare ciò che non sanno
minimamente, visto che non facevano parte del Consiglio regionale né
della Giunta regionale in carica nel 2006 (anno di adozione e
approvazione definitiva del P.P.R.), ma inventare quel significato
delle norme del P.P.R. che più fa comodo ai loro attuali interessi
politici.
Altro che dar via libera al primo lotto della nuova strada Sassari –
Alghero (il 2°, il 3° e il 4° sono già stati realizzati), quello è un
banale specchietto per le Allodole. Il vero obiettivo è un altro.
Un’operazione ai danni della salvaguardia delle coste e delle zone
agricole della Sardegna, visto che vorrebbero cambiare le carte in
tavola riguardo
“a) la fascia costiera di cui all'articolo 17, comma 3, lettera a)
delle NTA al PPR, come definita dall'articolo 19, disciplinata
dall'articolo 20;
b) i beni identitari di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), delle
NTA al PPR, come definiti dall'articolo 6, comma 5, disciplinati
dall'articolo 9;
c) le zone agricole, l'edificato in zona agricola come definito
dall'articolo 79 delle NTA al PPR e l'edificato urbano diffuso come
definito dall'articolo 76 delle NTA al PPR”.
E’ bene che tutti lo sappiano ed è bene che si sappia che tali
proposte normative esulano dalla competenza statutaria della Regione
autonoma della Sardegna.
Così come recentemente accaduto riguardo la legge regionale Sardegna
n. 3 del 21 febbraio 2020, che vorrebbe privatizzare in modo
strisciante le spiagge sarde consentendone l’occupazione permanente da
chioschi e servizi balneari, finita davanti alla Corte costituzionale
a causa delle pesanti illegittimità, anche una norma regionale simile
avrebbe alte probabilità di finire davanti al Tribunale delle Leggi
per violazione delle competenze statali in materia di tutela
dell’ambiente (artt. 9 e 117, comma 2°, lettera s, cost.).
E nemmeno la spinta popolare potrebbe essere evocata a base della
proposta degli onorevoli del centro-destra, visto che ormai sono molto
più di 25 mila le adesioni alla petizione promossa dal Gruppo
d’Intervento Giuridico onlus (GrIG) e rivolta al Ministro per i beni e
attività culturali e turismo, al Presidente della Regione autonoma
della Sardegna e al Presidente del Consiglio regionale sardo, che
chiede il mantenimento dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei
300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e
dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).
La spinta popolare chiede la salvaguardia delle coste e del territorio
dell’Isola, quale unica vera ricchezza e garanzia economico-sociale in
periodi difficili e oscuri come quelli attuali.
Gli interessi mattonari, speculativi e propri sempre dei soliti noti,
- conclude GriG - possono e devono essere rispediti al mittente."