«Non è possibile che, a due passi dalle giostre frequentate da tanti bambini, il porto di Alghero versi in queste condizioni. Rifiuti, ferri arrugginiti, batterie, barattoli di vernice» questa la denuncia, sulla pagina Facebook ufficiale di Legambiente Alghero, con tanto di corredo fotografico a testimonianza.
Buona parte delle aree dedicate al rimessaggio sono, infatti, delle vere e proprie bombe ecologiche e cimiteri di barche abbandonate. Non solo: invasi, carrelli e barche si trovano spesso fuori dagli spazi in concessione. È sufficiente fare un giro per rendersene conto di persona. Ciò che risulta ancora incomprensibile a tutti è come sia possibile che chi di dovere non si renda conto o non voglia farlo e perché.
Ma soprattutto, la beffa è quella di un’infrastruttura pubblica, costata milioni di euro, che non produce ricchezza e non genera posti di lavoro a causa di una gestione approssimativa e interessata a fare in modo che tutto resti così com’è, a vantaggio di pochi. È bene ricordare che portualità e turismo nautico sono tra i settori economici con maggiori prospettive di espansione, il cui sviluppo produrrebbe ricadute positive di tipo diretto e indiretto sul territorio generando un indotto rilevante.