Non bastava il prezzo del latte a prezzi irrisori, i danni del
maltempo, i premi comunitari sempre a rilento, la fauna selvatica che
imperversa nelle aziende.
I pastori devono anche combattere e fare i conti con un’altra piaga,
quella dei cani randagi che popolano le campagne e fanno razzie tra le
greggi, ammazzando e mendando in fin di vita diverse pecore.
Un fenomeno che purtroppo riguarda tutto il territorio regionale.
Ultimo in ordine di tempo è la Nurra, dove da qualche mese diversi
cani sono diventati l’incubo di pastori e greggi.
Ieri notte ne ha fatto le spese anche il gregge del presidente di
Coldiretti Sardegna Battista Cualbu.
Due cani hanno attaccato il
gregge, lasciando sul campo morte 30 pecore, altre in fin di vita e
altre ancora non sono state trovate.
Un saccheggio che segue quello di altri colleghi vicini di pascolo che
nei giorni scorsi hanno fatto i conti con questi cani.
Questa mattina sono intervenuti carabinieri della stazione di
Palmadula e i barracelli di Sassari che sono riusciti anche a
catturare due cani individuando il loro proprietario, visto che
avevano il microchip.
Si tratta di cani da caccia che i proprietari avevano perso durante
qualche battuta.
“Oggi è toccato a me ma è un destino che purtroppo colpisce diversi
pastori – commenta Battista Cualbu -.
L’ho voluto rendere pubblico
per cercare di sensibilizzare tutti, istituzioni ma anche cittadini,
su una piaga, quasi sempre sottovalutata, che però causa ingenti
danni, non solo per le pecore morte ma anche per quelle che rimangono
agonizzanti o ferite e quindi inabili alla produzione. Non solo. In
molti casi le greggi vengono spaventate dall’assalto o solo passaggio
di questi branchi compromettendone, anche solo momentaneamente, la
produzione. Ma rappresentano un pericolo anche per i cittadini”.
Il presidente di Coldiretti Sardegna chiede “maggiore sensibilità e
attenzione da parte non solo dei cacciatori, che spesso perdono i
cani, ma anche di chi abbandona gli animali, liberandoli in campagna.
“Questi animali, oltre a rischiare la vita diventano un pericolo per
chi la campagna la vive e la lavora.
Serve più vigilanza (nonostante
il lavoro e la presenza delle forze dell’ordine e dei barracelli) e
il pugno duro con chi abbandona il proprio animale”.
“La presenza dei randagi cosi come quella dei selvatici – afferma il
direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – come abbiamo già detto in
altre occasioni, merita maggiore attenzione, perché oltre al danno
immediato ed in questi casi certificabile, crea insicurezza alle
aziende agricole e pericolo per l’incolumità non solo per gli
operatori della campagna ma anche per i cittadini”.