Alghero: la Sardegna tra tante lingue - Analisi e riflessioni con Liber y Liber a Lo Quarter

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  Un appello all’unità tra le diverse varianti linguistiche dell’isola è stato lanciato dal sociologo Alessandro Mongili durante il workshop di Liber y Lyber dedicato al tema “Sardegna fra tante lingue: analisi e proposte”. Lo studioso ha invitato a superare il campanilismo identitario per guardare piuttosto alla condizione comune di lingua minoritaria che vuole sopravvivere. Durante il dibattito – organizzato dall’AES e coordinato dall’editore Francesco Cheratzu – Mongili ha tracciato un’analisi sociologica di quei gruppi conosciuti come “minoranza attiva” che si batte per il sardo, facendo riferimento alla “Cunferèntzia aberta de su sardu – Nùgoro 2017”.

   Dalla relazione sono emerse diverse priorità. In primis quella di elevare lo status legale del sardo in rapporto alla co-ufficialità e alle politiche di parità linguistica. Quindi dare maggior rilievo allo status sociale della lingua per superare gli aspetti stigmatizzanti, soprattutto fra le donne. E infine preoccuparsi seriamente sul blocco nella trasmissione intergenerazionale del parlato. La situazione socio-linguistica nell’area sardo-corsa è stata esposta invece da Mauro Maxia che, prendendo spunto da un’inchiesta realizzata alcuni anni fa, ha spiegato che nella maggior parte dell’isola i bambini sono ormai educati in assoluta prevalenza con l’utilizzo dell’italiano: «Solo il gallurese e il tabarchino sono trasmessi dalle famiglie su un piano maggioritario – ha spiegato – anche se si vedono segnali di cedimento anche in questi territori». A Sassari il contesto appare invece fortemente negativo.

  «Le famiglie educano i bambini quasi esclusivamente in italiano – ha specificato il docente –. Ma nonostante tutto è rassicurante vedere come i più giovani abbiano un’idea positiva della lingua locale». Nel nord dell’isola la maggior parte dei ragazzi si dichiara favorevole a un uso più frequente sia del gallurese che del sassarese, in famiglia, a scuola e nella società. Il catalano di Alghero appare tutto sommato in salute. «Da alcune analisi incrociate – ha affermato l’esperto Francesco Ballone – la stima più affidabile è che il trenta per cento degli algheresi abbia una competenza orale attiva nel catalano». Anche in questo caso la criticità maggiore sta nella trasmissione linguistica intergenerazionale, visto che solo il tre per cento dei genitori più giovani parla ai figli con questo idioma. L’algherese comunque esercita ancora una forte attrazione teorica, visto che la gran parte dei residenti dichiara di volerlo conoscere e utilizzare.

  “L’oggi e il domani della piccola editoria” sarà invece il filo conduttore del workshop di domenica (23 luglio), con numerosi interventi di forte attualità per il settore dell’editoria libraria. La prima relazione è affidata ad Anita Molino (Fidare): “Viaggio di solo andata! Come fare per superare la logica delle rese e utilizzare al meglio un gestionale per una casa editrice”. Stefano Bisacchi (Tempi irregolari) presenterà l’intervento “Foreign rights. Vendita e fondamenti di contrattualistica internazionale”. Angelo Amoroso (Interscienze) parlerà delle “Prospettive di diffusione degli editori sardi al di fuori dei confini regionali e nazionali: un nuovo approccio distributivo”. La relazione di Ilya Pérdigo (Associació d’Editors en Llengua Catalana) toccherà la “Cartografia dell’edizione in lingua catalana e la sua diffusione internazionale”. “Il libro digitale per ritrovare le radici” sarà oggetto di discussione nell’intervento di Pier Luigi Lai (Logus Mondi interattivi, AES). Concluderà Vittorio Nonis (Libreria Il labirinto) introducendo “Il mondo delle librerie in un mercato che cambia. Strategie e tendenze”.