Arcangeli, Madonne e Santi alla Bella Epoque di Alghero

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  Fino al 15 marzo nella Galleria antiquaria Belle Epoque in via Columbano 31 ad Alghero, l’“Associazione Culturale Tabularasa”, in collaborazione con l’“Associazione Culturale Creatività Artistica” (ACCA), progetto “Studio d’Arte sul Barocco Andino” (SABA), presenta l’esposizione Arcangeli, madonne e santi: Influenza europea e preincaica sull’iconografia del Barocco Andino, curata da Mario Ibba, Sabina Locatelli, Alessandro Ponzeletti e Riccardo Scotti. Nella mostra saranno proposte le opere pittoriche dei diversi laboratori artistici che tuttora operano in Cuzco. L’esposizione, è patrocinata dalla Escuela Superior Autónoma de Bellas Artes “Diego Quispe Tito”, di Cuzco, dalla Galleria Belle Epoque (Alghero) e da Comunica Sassari.

   Durante il periodo dell'esposizione degli esperti illustreranno in vari appuntamenti l'influenza europea e preincaica sul vestiario, armi e strumenti musicali tipici dell'iconografia del barocco andino. Saranno mostrati degli archibugi spagnoli dell'epoca e altri manufatti originali. Aperta dal martedì alla domenica compresa, dalle 10,30 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00. Giorno di chiusura il lunedì. Ingresso libero. Si tratta di un evento collaterale alla mostra in corso a Sassari presso la Sala Duce di Palazzo Ducale, dal titolo Barocco Andino Contemporaneo: l’influenza dei Maestri italiani nella Scuola di Cuzco (Perú). Mostra inaugurata il 16 febbraio e in programma sino al 16 marzo 2017; da lunedì a venerdì dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,00; sabato dalle 10,00 alle 13,00; domenica chiuso. Sono previste visite guidate. Ingresso libero. Il Barocco Andino e la Scuola di pittura di Cuzco Con la “conquista” dell’America, al seguito degli europei, si trasferirono nel Nuovo Continente alcuni artisti, con il compito di decorare le chiese che si stavano costruendo ovunque. Presto, la grande richiesta di opere d’arte impose la necessità di formare alcuni artisti locali, così in America sorsero diverse Scuole di pittura e tra queste la più importante nacque in Cuzco (Perú).

   I modelli da seguire furono il Manierismo e poi il Barocco, e le prime opere importanti furono eseguite da maestri italiani: il frate gesuita Bernardo Bitti, dal 1575, poi Matteo Perez de Alessio e Angelino Medoro. Dalla metà del Seicento, Diego Quispe Tito, l’artista più famoso di Cuzco, introdusse il paesaggio nella pittura peruviana e inserì le sue figure in rigogliose vegetazioni irreali, con prospettive distorte e l’aggiunta di uccelli tropicali, tutti elementi iconografici che poi divennero caratteristici di quella Scuola. Poco alla volta gli artisti di Cuzco si staccarono dai modelli europei e abbandonarono il mondo reale per inoltrarsi nella fiaba. Così cominciarono a dipingere arcangeli avvolti in abiti regali e che impugnavano armi da fuoco, decorazioni preziose su tutti gli abiti, raggiere dorate, ricche collane e gioielli sulle madonne, dando origine al “Barocco Andino” o “Stile Meticcio”. I missionari, intanto, fecero opera d’evangelizzazione, trovando una reciproca identificazione tra le divinità locali e la Trinità, la Madonna, gli angeli e i santi.

  In questo modo si permise il mantenimento e la trasmissione dei miti religiosi originali, determinando la creazione di una precisa iconografia locale. Le Serie Angeliche Tra i temi più espressivi della pittura delle Scuole andine, ci sono le straordinarie Serie di angeli, disseminate in vari luoghi sul territorio compreso tra la Bolivia e il Perú. Queste Serie sono di tre tipi: le Gerarchie, gli Arcangeli Archibugieri e gli Arcangeli Musici. Nella prima serie gli esseri celesti indossano gonnellini femminili, che combinano con stivaletti e, a volte, con corazze, elmi, spade e scudi delle legioni romane, e sono identificati con gli spiriti della Natura. Nella seconda serie, gli arcangeli vestono secondo l’usanza militare degli spagnoli al tempo della conquista, impugnano archibugi, lance, alabarde e bandiere, e sono considerati i protettori della casa. Gli Arcangeli Musici, infine, sono rappresentati suonando gli strumenti musicali della tradizione europea o andina, indossano gli abiti romani o i vestiti dei militari spagnoli, e portano allegria nelle abitazioni che li ospitano. La Madonna come Madre Terra La Verdine Maria fu identificata dalle popolazioni andine con la Pacha Mama (Madre Terra), una divinità molto venerata nell’ambito della religione locale, che mantenne la sua importanza anche dopo la conversione al Cristianesimo. Il Vicereame di Spagna che fu istituito nei territori andini, di fatto, fu l’unico luogo dove la Madonna fu rappresentata in forma esplicita come la Madre Terra.

  L’esempio più importante è il quadro dipinto nel 1520 e conservato nel “Museo de la Moneda” nella città di Potosí (Bolivia), dove si nota l’immagine di Maria inserita nella montagna e incoronata dalla Trinità, mentre ai suoi piedi sono inginocchiati il papa Paolo III, il re Carlos V di Spagna, dei dignitari e un capo tribù indigeno. Ai lati del monte sono dipinti il Sole e la Luna con volti umani, e tra i personaggi inginocchiati ai suoi piedi la Terra, elementi molto frequenti nelle rappresentazioni di quel periodo, che fanno riferimento alla religione incaica. La caratteristica iconografica fondamentale di tale sincretismo è la forma triangolare data alla Madonna, che in questo modo ricorda l’aspetto di una montagna, rappresentazione più evidente della Madre Terra. Le diverse immagini dell’iconografia mariana, perciò, soprattutto quando sono accompagnate da Gesù Bambino, si associano all’idea del nutrimento e della protezione che l’uomo andino riceve dalla Pacha Mama, la quale, oltre ai suoi prodotti per alimentarsi, gli offre la propria ospitalità per rifugiarsi. Il culto dei Santi Già dal 1551, durante il primo Concilio di vescovi tenutosi a Lima, furono stabilite le regole basilari da adottare per l’evangelizzazione degli indigeni. Dagli Atti del terzo Concilio, tenutosi trenta anni più tardi, però, emerge che l’idolatria era egualmente diffusa come all’inizio dell’evangelizzazione, promuovendo una campagna per opporvisi anche in modo drastico.

  Da un lato i Domenicani e i Francescani richiedevano l’abolizione dei culti atavici, mentre dall’altro i Gesuiti e gli Agostiniani cercavano di trovare i punti di conciliazione tra le diverse religioni. In quei frangenti, molte personalità tra i conquistatori e tra gli indios, condividevano le opinioni espresse dal gesuita José de Acosta, secondo cui la rivelazione di Dio era stata fatta a tutti gli uomini, identificando Viracocha (la divinità suprema degli incas) con il Dio del Cristianesimo, e il Sole come la sua creazione. L’identificazione, da parte della popolazione indigena, di Santiago (san Giacomo maggiore) con Illapa, dio del fulmine e del tuono, era una chiara testimonianza di questo atteggiamento diffuso. Laboratori contemporanei in Cuzco In Cuzco, ancora oggi, varie botteghe d’Arte continuano a produrre opere pittoriche riproducendo e interpretando l’iconografia classica del passato. I maestri che conducono i diversi laboratori artistici, guidano gruppi di artisti incaricati di una parte del lavoro, che alla fine porta alla produzione di opere collettive e raramente firmate. I gruppi di artisti e artigiani che collaborano alla produzione dei dipinti, generalmente sono di cinque o sei persone, sebbene non è raro trovare dei laboratori costituiti da nuclei familiari, e formati da due o tre persone. La conoscenza delle tecniche pittoriche è trasmessa dal maestro agli allievi, attraverso un procedimento di insegnamento-apprendimento graduale e costante, che solitamente dura alcuni anni.