Il mare, il corallo, gli uomini, la storia di Alghero: c'è una mostra permanente

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  In occasione delle celebrazioni di San Michele è stato inaugurata la mostra permanente “ il mare e il corallo”, che va ad arricchire le sale del primo piano del Museo del Corallo ubicato presso l’elegante Villa Costantino nella centralissima via XX Settembre.

   L’intento delle associazioni che hanno realizzato il progetto, coordinate dal naturalista Roberto Barbieri, è stato quello di approfondire alcuni grandi temi che legano, da sempre la città di Alghero al corallo, alla sua pesca e alla sua biologia. Nella sala centrale del percorso espositivo è stata infatti collocata la “croce di Sant’Andrea” in grandezza naturale, l’attrezzo con cui per molti secoli è stato pescato il corallo rosso nei banchi corallini di tutto il Mediterraneo occidentale, ed il particolare nel mare di Alghero.

  La croce, antenata del successivo “ingegno”, utilizzato fino agli anni ’80 del secolo scorso, è ricostruita a sua volta legata al grosso argano in legno che i pescatori delle coralline facevano girare con fatica e sudore. Testimonianza visiva di questa epopea, sono gli straordinari due filmati del grande documentarista Fiorenzo Serra, che vengono proiettati a ciclo continuo a piano terra del Museo. Accompagnano la sala della pesca altri attrezzi usati storicamente dai pescatori algheresi, ed in particolare le nasse tradizionali per la pesca dell’aragosta, tipicamente realizzate con il giunco della laguna del Calich.

  Sull’aragosta, che insieme al corallo è il simbolo della pesca ad Alghero, si è svolto un convegno a cura delle stesse associazioni, Lo Frontuni, Palma Nana e Nave Nuragica che hanno allestito il Museo. L’obiettivo era preciso: recuperare dall’oblio del tempo la figura di Gabriel Arguimbau Ferrer, navigatore minorchino e commerciante in aragoste. Nei primi decenni del secolo scorso, questo personaggio arrivò ad Alghero con la sua mitica goletta a due alberi “El Balear” e fece una cosa straordinaria. Riuscì a mettere in rete, come si direbbe oggi, i pescatori algheresi, che pescavano e vendevano a fatica le aragoste nel limitato mercato locale, e li organizzò.

   Le barche lavoravano l’intera stagione all’Argentiera, ma anche a Mal di Ventre ed Oristano, per poi spingersi fino all’isoletta non a caso chiamata “scoglio catalano” e ancora più a sud, nel mare della Tunisia. Poi arrivava Arguimbau con il suo veliero, munito all’interno di vasca vivaio, prelevava le aragosta da un’enorme nassa a forma di damigiana “il marruffu”, e le piazzava a caro prezzo sui mercati di Marsiglia e di Barcellona. A questo personaggio, morto ad Alghero nel 1938, e ancora ricordato con commozione dagli anziani pescatori algheresi, è dedicata una via cittadina e una strofa di una canzone popolare, ma rimane ancora semisconosciuto ai più.

   Ma nell’allestimento della mostra “il Mare e il Corallo”, si è voluto valorizzare anche l’impegno di altre figure che hanno lavorato per valorizzare il rosso corallo algherese. In particolare la scomparsa pittrice Verdina Pensè, che negli anni ’50 fece una vera e propria battaglia per creare in città la scuola di lavorazione del corallo, e per successivamente staccarla dall’Istituto d’Arte di Sassari e renderla Istituto autonomo. Ma anche l’artista Gianvittorio Vacca, che creò alcuni laboratori artigiani per la lavorazione del corallo e che ancora oggi, quasi ottantenne, continua a utilizzare il corallo per le sue creazioni. Di entrambi gli artisti è esposta un’opera al museo.

  Ma il corallo è anche biologia e quindi non poteva mancare una sala dedicata ai due tipici ambienti marini in cui il corallo vive: il coralligeno e le grotte sommerse; ed alle specie che condividono questi habitat con il corallo rosso. In particolare viene mostrata per la prima volta al pubblico la conchiglia di Ocinebrina paddeui, un piccolo gasteropode che vive tra i polipi del corallo e la cui specie è stata trovata esclusivamente nel mare di Alghero, grazie alla costanza e alla passione dell’insegnante Maria Teresa Spano e grazie all’aiuto a suo tempo fornito dal corallaro Tonino Paddeu, in seguito deceduto in mare, ed a cui questa nuova specie è stata dedicata.

   Nella Mostra sono anche esposti altri importanti organismi del mare di Alghero come alcune spugne delle grotte di Capo Caccia considerate fossili viventi e ascritte al gruppo dei Litistidi. Una di queste Aciculites mediterranea, individuata anni fa dallo stesso Barbieri, è specie nuova e di grande interesse scientifico. Non mancano anche alcuni frammenti ossei di foca monaca, importanti perché testimonianza della presenza fino a tempi recenti di questo pinnipede nelle grotte di Capo Caccia. Tra le curiosità, le piccole e rare perle prodotte dalla nacchera, il grande bivalve di cui ora è vietata la pesca e che sta ricolonizzando le praterie di posidonia di Porto Conte.

  Ed ancora, una parete dedicata alla tradizionale lavorazione della palma nana, vero anello di congiunzione tra il mondo del mare e quello agricolo-pastorale. Basti dire che i cordami in palma nana sono stati indispensabili sia per il governo delle barche, sostenere gli alberi, muovere le vele,…sia per fabbricare reti ed altri attrezzi da pesca. Per la cantieristica, sono esposti attrezzi originali del famoso maestro d’ascia Giuseppino Feniello e fotografie delle storico cantiere navale posto all’interno del forte della Maddalenetta. Per la religiosità popolare fanno bella mostra le riproduzioni di alcuni ex-voto per grazia ricevuta dedicati alla madonnina di Valverde, e una copia in grandezza originale della madonnina del Frontuni, collocata sulla parete di Capo Caccia e tanto venerata dai pescatori.

   Infine la sala dedicata alla pesca subacquea del corallo. Epopea iniziata esattamente 60 ani fa, nel 1954, ad opera del sommozzatore salernitano Leonardo Fusco. Da allora tanti subacquei, algheresi e non, si sono dedicati a questa pericolosa pesca ed alcuni di loro hanno lasciato in mare la propriavita. Un poster ricorda il grande pioniere dell’immersione Ennio Falco, a cui è dedicata una grotta sommersa a Punta Giglio, ma anche gli scomparsi Cino Sacco, Raffaele Foddai, che oltre a pescarlo era anche un abilissimo artigiano, Ludovico Picciotto e il già citato Tonino Paddeu. Per la fotografia, in una vetrina è esposto lo scafandro costruito dal cineasta algherese Arturo Usai per la macchina rolleiflex, con cui realizzò la prima foto subacquea nel nostro mare. Erano gli anni Cinquanta del secolo scorso. La Mostra è sostenuta dal Comune e dalla Fondazione Meta. E’ visitabile nel prezzo di tre euro, di ingresso al Museo stesso.