Prezzo del latte: la Coldiretti sul piede di guerra - Le colpe della trasformazione non debbono ricadere sui pastori

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  “Che senso ha senso oggi parlare di interprofessionale con l’incertezza e la confusione che regna nel comparto e con i pastori che si vedono blandire le caparre come ricatto per sottoscrivere contratti del latte a prezzi assurdi”. E’ quanto ha detto questa mattina il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu a Cagliari durante l’incontro convocato dall’assessore all’Agricoltura sull’accordo interprofessionale. “Non è sostenibile che le prime avvisaglie sulla contrattazione del prezzo del latte facciano giungere agli allevatori che chiedono la caparra, notizie particolarmente allarmanti sul prezzo di acconto - spiega Battista Cualbu -.

  Vogliamo ricordare che le colpe del calo del prezzo del Pecorino romano non sono ascrivibili per nessuna ragione ai pastori quanto all’incapacità di tutto il sistema della trasformazione e del Consorzio del Pecorino romano, di rispettare il programma di produzione che si erano dati con un tetto di 270mila quintali, producendone invece circa 100quintali in più. In sostanza il problema non è la sovraproduzione di latte da parte di pastori, che per ammissione dei Pinna stessi non c’è stata, ma l’incapacità di programmare del mondo della trasformazione”. “E’ assolutamente incomprensibile – spiega il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba - il fatto che nonostante gli allarmismi lanciati dall’anno scorso, i trasformatori abbiano comunque lavorato quantità maggiori di Pecorino romano.

  In un anno, a causa dei loro allarmismi, hanno causato la perdita di 100milioni di euro al settore e oggi li ritroviamo a scaricare tutte le loro inefficienze sui pastori e sul pubblico con richieste tardive e inutili di credito alla Regione”. “Coldiretti – avverte il presidente - intima alla Regione che non si realizzi nessun intervento di aiuto di credito nei confronti della trasformazione senza una obiettiva e dignitosa ricaduta per tutta la filiera”. “A niente – conclude Saba - servono le beghe a cui stiamo assistendo in questi giorni, in cui si pensa al 3 per cento di Pecorino romano prodotto nel Lazio, dimenticando il dramma che affligge i pastori per colpa di una trasformazione inefficace, confusionaria e incapace. Pastori, tra l’altro (quelli laziali), quasi tutti di origine sarda, che oggi evidentemente non si sentono tutelati da un sistema che non funziona”.