Operazione Qatar Olbia

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   "Noi tutti speriamo che la nostra presenza qui sia solo l'inizio di un lungo e duraturo rapporto di amicizia fra il Qatar e la Sardegna". Con queste parole pronunciate in inglese dallo sceicco Faisal Bin Thani Al Thani davanti al Consiglio comunale di Olbia, riunito informalmente al Museo, si è conclusa la due giorni sarda della delegazione del Qatar in visita ad Olbia per vedere dal vivo la struttura dell'ex San Raffaele.

   Lucio Rispo, manager italiano della QFE, rispondendo ad alcune domande, si è detto "molto ottimista" sull'esito dell'intera operazione. Museo archeologico di Olbia. Ultima tappa della lunga giornata olbiese di Sheik Faisal Bin Thani Al Thani e dello staff della delegazione del Qatar in procinto di far piovere sulla città di Olbia un fiume di denaro attraverso l'operazione sanità più importante della storia millenaria della nostra terra.

  Quella storia raccontata ai qatarini dal responsabile della Soprintendenza Rubens D'Oriano che ha accompagnato gli arabi tra le teche del museo olbiese. Una visita esclusiva ma semplice e senza alcun rigido protocollo con i qatarini che si sono mossi come un qualsiasi gruppo di turisti tra gli antichi legni delle navi romane, le anfore, i gioielli, il mito di Ercole e il culto di Demetra.

   Dopo l'immersione archeologica i signori del Qatar sono stati presentati all'intero Consiglio comunale riunito informalmente e disposto in cerchio intorno agli ospiti."Grazie molte a tutti di averci accolto - ha detto lo sceicco in inglese -. In questi giorni abbiamo ricevuto gentilezza e cortesia. Noi tutti speriamo che la nostra presenza qui sia solo l'inizio di un lungo e duraturo rapporto di amicizia fra il Qatar e la Sardegna".

   Il consiglio ha risposto con un applauso. E mentre tutto il gruppo formato da olbiesi e qatarini lasciava il museo, abbiamo scambiato due parolecon Lucio Rispo, il delegato italiano del QFE (Qatar Foundation Endowment): "Il si definitivo per l'operazione lo devono dare le istituzione sarde - ha detto Rispo -. Noi possiamo solo chiedere. Per come stiamo lavorando io non vedo problemi ma, ripeto, le decisioni sono in mano alle istituzioni regionali." Sull'acquisizione dell'edificio, tutt'ora al centro di un concordato fallimentare, Rispo liquida l'argomento dichiarando: "Noi non entriamo nel concordato.

   I nostri legali e tecnici stanno parlando con i legali e tecnici delle banche e discutono con il possessore del bene. Alcune cose sono nelle responsabilità dei commissari liquidatori, altre sono nella responsabilità dei privati. Noi parliamo con i proprietari e con chi ha tutto il diritto di vendere" Lei dunque è ottimista sull'esito dell'operazione? "Sono molto ottimista. Noi investiamo, creiamo posti di lavoro in un Paese che dichiara il 40% di disoccupazione giovanile.

  Apriamo le porte a 6 miliardi di dollari all'anno di investimenti. Sia chiaro, ognuno può dire NO in casa propria e noi lo rispettiamo ma siccome io ho anche il passaporto italiano, da cittadino di questo Paese qualche domanda me la farei". I qatarini sono consci dei passaggi politici che potrebbero frenare l'operazione? ‹E' un argomento difficile da capire per i qatarini. Vivono in un mondo completamente diverso dalla realtà italiana che, a sua volta, è molto diversa dalle altre realtà europee come ha detto lo stesso presidente Renzi.

                                                         di Mauro Orrù