Gli scarti della lana di pecora: una risorsa

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  Si è svolto nell'Area della Ricerca del Cnr di Sassari il workshop‘Idee e progetti per un uso innovativo della lana’. Tema principale dell’incontro, l’utilizzo e la valorizzazione degli scarti della lana tramite gli strumenti offerti dalla ricerca scientifica Smaltire i grossi quantitativi di lana di scarto prodotti annualmente e sfruttare una risorsa rinnovabile per ottenere dei materiali ad alto valore aggiunto.

   In questa direzione sono rivolti gli sforzi dei ricercatori dell'’Istituto di Biometeorologia del Cnr (Ibimet-Cnr) di Sassari. “L’incontro ”, commenta Pierpaolo Duce dell’Ibimet-Cnr, “ha offerto una panoramica a tutto tondo degli strumenti che la ricerca ha messo in campo per affrontare il problema, sempre più pressante, non solo dello smaltimento delle lane di scarto ma anche della loro valorizzazione”.

   La lana derivata dall’allevamento ovino per carne e latte è infatti considerata, in base alla normativa europea, un ‘rifiuto speciale’ con dei costi di smaltimento molto elevati per gli allevatori. Della lana prodotta in Europa, il 25% viene utilizzato in ambito tessile, mentre il 75% costituisce uno scarto. Solo in Sardegna, il cui patrimonio ovino con oltre tre milioni di capi costituisce il 44,7% di quello italiano, si producono annualmente oltre 4.000 tonnellate di lana.

   “I progetti che sono stati presentati oggi”, prosegue Duce, “puntano, partendo da ambiti scientifici e disciplinari diversi, alla trasformazione di un materiale di scarto in risorsa tramite lo sfruttamento delle enormi potenzialità tecnologiche e funzionali che la lana offre.” Il workshop si è aperto con la presentazione del Progetto MED-L@ine,‘Reti di competenze e innovazione per valorizzare le lane e i colori del Mediteranneo (co-finanziato dal PO Italia-Francia “Marittimo” 2007/2013), nell’ambito del quale è stato organizzato l’incontro.

   “Gli studi compiuti” chiarisce Enrico Vagnoni dell’Ibimet-Cnr, “sono stati indirizzati alla caratterizzazione morfogenetica delle razze autoctone e delle lane da esse derivate in funzione di una loro certificazione e rivalorizzazione nel mercato. Abbiamo inoltre esplorato le proprietà funzionalizzanti offerte da estratti di specie vegetali locali applicati alle lane, come proprietà antitarmiche e anti UV”. I ricercatori dell’Istituto per lo Studio delle Macromolecole del Cnr di Biella (Ismac-Cnr) hanno illustrato il processo, sviluppato nell’ambito del progetto Greenwoolf (finanziato nel quadro del programma europeo LIFE+), che consente di trasformare la lana, altrimenti destinata alla discarica, in fertilizzante agricolo tramite un impianto di idrolisi ‘verde’.

  La stessa tecnica, basata sul semplice utilizzo di acqua ad alte temperature e pressione, consente di ottenere dalle lane una vasta gamma di materiali a base di cheratina dalle molteplici applicazioni, dalla bioedilizia al campo biomedicale, dalle fibre ottiche ai tessuti tecnici. Lo strumento della risonanza magnetica nucleare, illustrato da Roberto Consonni del Cnr-Ismac di Milano, consente invece di investigare a fondo le caratteristiche delle proteine delle lane locali e di certificarne in maniera rapida e inequivocabile l’origine geografica.

   Le potenzialità energetiche delle fibre di scarto sono state illustrate da Giorgio Rovero, docente del Politecnico di Torino, che nel contesto del Progetto Valentex ha messo a punto un prototipo di gassificatore per la termovalorizzazione degli scarti dell’industria tessile. Lo spettro delle applicazioni innovative della lana è stato completato dall’intervento della ricercatrice Giovanna Delogu dell’Istituto di Chimica Biomolecolare del Cnr, con un focus sui potenziali utilizzi della lanolina e di altre componenti estratte dalla lana nell’ambito della chimica verde.

   “Dall’incontro di oggi” commenta Antonio Raschi, direttore dell’Ibimet-Cnr, “sono emersi gli aspetti più innovativi scaturiti dalla ricerca scientifica sugli usi della lana, che unitamente ai processi di innovazione del tessile tradizionale, possono contribuire al miglioramento della competitività di piccole e medie imprese del mondo rurale e allo sviluppo sostenibile dei territori”.