Lo Stato e la Ragione a Olbia - Il ministro Gian Luca Galletti: riconoscimento di calamità naturale

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  Il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e gli assessori regionali della Difesa dell'Ambiente Donatella Spano e dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda con il sindaco di Olbia Giovanni Giovannelli hanno tenuto una conferenza stampa a Olbia per fare il punto sull'ondata di maltempo che ha colpito nuovamente la Sardegna a due anni dal ciclone Cleopatra.

   All'incontro hanno partecipato numerosi sindaci del territorio. Al ministro, che porterà in Consiglio dei Ministri la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale a Olbia, gli amministratori locali hanno chiesto di verificare la possibilità di accelerare le procedure per i lavori di infrastrutturazione sul territorio e l'erogazione di risorse adeguate alla messa in sicurezza perché, come ha sottolineato Giovannelli, ormai il ripetersi ciclico e ravvicinato di episodi così violenti esige il rapido intervento nelle zone più a rischio.

   Il titolare dell'Ambiente ha assicurato che appena finita la ricognizione dei danni il CdM valuterà il riconoscimento dello stato di calamità naturale, e ha annunciato che non ci saranno mai più condoni edilizi nelle zone pericolose del Paese: anzi, nel collegato ambientale c'è un fondo di 22 milioni che i sindaci possono usare per demolire gli edifici abusivi e che Galletti ha invitato a utilizzare impegnandosi a rifinanziarlo se andasse esaurito. Il ministro ha poi ricordato che, proprio per la sua situazione di eccezionale rischio, Olbia è stata inserita nel fondo finanziamenti destinato alle aree metropolitane.

   Il numero uno della Protezione Civile Fabrizio Curcio ha sottolineato che il sistema di allertamento alla popolazione presuppone una totale fiducia da parte dei cittadini, e ha ricordato che se la bomba d'acqua del 27 settembre non si fosse scaricata in mare avrebbe provocato un disastro. Inutili e dannose perciò, secondo Curcio, le polemiche che hanno seguito quella allerta: in Sardegna ci sono state tre allerte rosse quest'anno e 9 dal 2010, e la popolazione deve fidarsi degli avvisi che vengono diramati. Il buon funzionamento della macchina organizzativa è stato sottolineato dal presidente della Regione. "Sono state ore drammatiche, ma nell'emergenza abbiamo ottenuto il risultato voluto", ha detto Francesco Pigliaru. "Non ci sono state vittime, e questa è la cosa più importante.

  Il Centro funzionale decentrato della Protezione civile, operativo da gennaio, è stato una cabina di regia efficientissima, i territori sono stati tutti coinvolti e nessuno si è sentito abbandonato. Fondamentale la collaborazione dei sindaci, così come l'impegno di tutti gli operatori e dei volontari. Il grande lavoro di prevenzione e informazione fatto in quest'ultimo periodo, poi, ha garantito l'autoresponsabilizzazione delle persone, e ciò ha contribuito sensibilmente a fare la differenza. Ereditiamo i rischi generati da decenni di scellerata speculazione edilizia: nell'emergenza abbiamo dimostrato di saper rispondere con efficacia per salvaguardare l'incolumità delle persone, e nello stesso tempo lavoriamo per mitigare i rischi.

   Oggi è stato fatto un grande passo avanti e la Sardegna lo ha fatto tutta insieme - ha concluso il presidente della Regione -, ma occorre arrivare in fretta al passaggio successivo, alla messa in sicurezza. I tempi burocratici non sono compatibili con il rischio: serve una accelerata sul fronte delle infrastrutture. Noi siamo pronti, e chiediamo allo Stato di esserlo altrettanto, contribuendo con risorse e regole adeguate". "Due elementi sono stati fondamentali per il successo del Sistema regionale di Protezione civile: l'attivazione del Centro funzionale decentrato e il Manuale delle allerte, che ci ha consentito di dire cosa si deve fare e chi deve farlo - ha detto l'assessore della Difesa dell'Ambiente con delega alla Protezione civile Donatella Spano, che ha evidenziato come "essere stati a stretto contatto con i sindaci dalle sale operative ha consentito di affrontare quei momenti con la necessaria lucidità".

   "La grande differenza rispetto al passato è che ora sappiamo cosa fare nelle zone a rischio - ha detto l'assessore Maninchedda ricordando che dei 120 milioni necessari per Olbia sono subito disponibili 60, di cui 44 regionali e 16 statali già stanziati a fronte degli 81 impegnati - Per la prima volta abbiamo il Quadro delle opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia, significa cioè che abbiamo messo nero su bianco per la prima volta tutte le misure e gli interventi di messa in sicurezza necessari alla mitigazione del rischio con le relative priorità". Per la messa in sicurezza definitiva di tutta la Sardegna, considerando anche che l'infrastrutturazione è stata realizzata nel cinquantennio 1948-50 in un periodo di grande siccità, servono un miliardo e 200 milioni di euro.