“La decisione del Parlamento italiano di non consentire le trasmissioni in lingua sarda sui canali Rai, a differenza di quanto avviene per altre lingue minoritarie parlate nella Penisola, è scandalosa ma è una logica conseguenza del disinteresse mostrato dalla Giunta regionale verso i temi dell’Autonomia e della ricerca di un rapporto paritario con lo Stato centrale”, dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici in Consiglio regionale, Attilio Dedoni, intervenendo sulle polemiche scatenate dalla proposta di riforma del servizio radiotelevisivo pubblico in esame al Senato.
“Il presidente Pigliaru si è issato prontamente sulle barricate per difendere gli interessi della Sardegna, apparentemente dimenticandosi che, quando c’è stato da rifinanziare la convenzione con viale Mazzini per le trasmissioni in limba, proprio la Regione si è tirata indietro perché non voleva scucire un euro, lasciando così scadere il contratto con la tv di Stato”, sottolinea Dedoni.
“Allo stesso modo, tutte le volte in cui da viale Trento erano attese delle iniziative politiche forti in difesa dell’Autonomia, dalla vertenza sulle entrate erariali a quella sulle servitù militari, dalla continuità territoriale aerea e marittima ai rapporti con Anas e Trenitalia, abbiamo assistito a un silenzio assordante. Evidentemente, questo a Roma non deve essere passato inosservato e si è pensato, non a torto, che chi governa in Sardegna non fosse interessato a difendere le prerogative dell’Isola”.
“Non depongono a nostro favore neanche le incertezze su quale lingua sarda si intenda promuovere nella comunicazione pubblica”, conclude il capogruppo. “Finché si continuerà a giocare sull’equivoco delle tante ‘lingue sarde’, lo Stato avrà gioco facile nel derubricare la nostra lingua a un insieme di dialetti.
E’ pertanto indispensabile, prima di rilanciare il confronto con le Istituzioni romane, che la Giunta abbia ben chiaro che la lingua sarda ufficiale è soltanto una: solo così potremo far valere la forza che dovrebbe derivarci dall’essere la più numerosa minoranza linguistica italiana, quella forza che finora, a causa dell’indecisione e dell’incapacità di un’ampia parte della nostra classe politica, ha finito per diventare più che altro una debolezza”.