Senato disconosce la lingua sarda: imbarazzo dei Rossomori alleati del Partito Democratico

Paolo Zedda, Emilio usula
  "Ciò che è successo ieri in senato è incomprensibile ed intollerabile. Il parlamento ed il maggiore partito di governo, bocciando l’emendamento sostenuto dai senatori Uras e Cotti, penalizzano gravemente e senza alcuna giustificazione la nostra lingua e la nostra cultura". Lo sostengono gli esponenti del Movimento Rossomori Paolo Zedda ed Emilio Usula che aggiungono : " Il sardo è la più antica, la più ricca di letteratura propria e, di gran lunga, la più parlata tra le lingue minoritarie diffuse in territorio italiano.

   Al contrario, è quella che gode del livello di tutela più basso. E con un livello di sostegno così debole è destinata a scomparire. E con la lingua scomparirebbero una buona parte della nostra letteratura, della nostra poesia e della nostra storia, delle nostre arti, della nostra musica e del nostro orgoglio di appartenenza ad un popolo e lo strumento più importante della nostra identità. Perché, e l’Europa lo ha dimostrato chiaramente, nessuna lingua, oggi, è in grado di mantenersi in vita se non entra nella scuola e nella comunicazione dalla porta principale. E la Rai è il canale di comunicazione e di formazione più importante e prestigioso, quello che, in certo modo, rappresenta lo stato. Ecco: per lo stato italiano, oggi, la nostra storia, la nostra lingua e la nostra cultura non valgono nulla, o non esistono.

  In queste condizioni potrebbe essere davvero imbarazzante, per noi Rossomori, giustificare un'alleanza con chi disconosce e non tiene in alcuna considerazione le ragioni più profonde della nostra stessa esistenza, i valori sui quali il nostro ideale politico è fondato. Chiediamo con tutte le nostre forze che i parlamentari sardi, di tutti i partiti ma principalmente i nostri alleati, si attivino perché ciò che è successo ieri non si ripeta, e affinché si ponga rimedio nella prossima approvazione della legge di ratifica della Carta europea delle lingue, attualmente all’esame delle commissioni. Altrimenti andremmo incontro - concludono Paolo Zedda ed Emilio Usula - alla peggiore catastrofe culturale della nostra storia.".