Luigi Crisponi sulla Tassa di Soggiorno: "Un manicomio, confusa e iniqua"

Luigi Crisponi
  Riceviamo dal consigliere regionale dei Riformatori, Luigi Crisponi, una lunga analisi sulla tassa di soggiorno applicata in Sardegna. L'ex assessore regionale al Turismo entra nel merito degli attuali meccanismi adottati nell'Isola esprimendo forte contrarieta. Abbiamo diviso in due parti la valutazione di Crisponi.

  Quella critica, che riportiamo di seguito, e la proposta della quale riferiamo in un testo successivo nella nostra Home Page. "Il drappello di comuni sardi nei quali si paga la tassa di soggiorno, arruola per il prossimo anno anche il Comune di Alghero. Andrà ad aggiungersi a quel 3% circa di amministrazioni sul totale regionale che, per il momento, hanno deciso di applicare l’odiata imposta: Carloforte, Castiadas, Domus de Maria, Fordongianus, Maracalagonis, Muravera, Pula, Teulada, Villasimius, piu’ la new entry Budoni. Ma l’allarme imposta è stato già lanciato dalle associazioni di categoria anche per “strani segnali” da Cagliari e Olbia.

   Il decreto legge statale del 2011 “disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale” è una delle tante imposizioni nate male e gestite alla bella meglio secondo la peggiore consuetudine nazionale. L’imposta genera qualche ritorno economico e di questi tempi non è certo poca cosa, ma la sua distribuzione è a macchia di leopardo sul territorio regionale (cosi’ come in quello nazionale), con la particolarità che ogni Comune agisce secondo regole fin troppo elastiche, generando confusione sul mercato e colpendo solo chi alloggia in strutture regolari e classificate ufficialmente.

   Vengono infatti individuati come bersaglio, quei turisti che scelgono di soggiornare in dette strutture, mentre sono esclusi dal prelievo dell’imposta quelle centinaia di migliaia (se non milioni) di persone che soggiornano in strutture ricettive in nero, in seconde e terze case, oppure in un fin troppo ampio ventaglio di alloggi esclusi per scelta locale amministrativa, dal pagamento del corrispettivo.

  Con buona pace per abusivi e dintorni lo Stato, che dichiara sempre guerra all’evasione, attua norme che favoriscono l’elusione fiscale, crea disparità di trattamenti e confusione sul mercato, assegna ai gestori delle strutture ricettive l’ingrato compito di fare gli esattori per suo conto (come se non bastassero le decine di adempimenti a cui sono quotidianamente chiamati) , diventa generoso con i furbetti e tignoso con chi opera regolarmente e ’alla luce del sole”. L’argomento non è da poco se si pensa che la sproporzione fra le attività non censite e quindi escluse dal pagamento della tassa e quelle regolari è ormai mostruosa. Ad oggi si contano sul mercato “on line” in Sardegna, oltre 8000 alloggi (dato airnbnb.com ebooking.com) contro i soli 800 hotels presenti.

   Un altro aspetto particolare di casa nostra, è l’applicazione alla “rinfusa” dell’imposta. A Budoni per esempio si pagano 0,50 euro in bassa stagione in tutte le strutture e 1 euro a luglio e agosto, a Maracalagonis il prelievo invece è di 2 ,00 euro per tutti, ma sono esclusi gli over 65, a Castiadas si pagano 1,50 euro nei 5 stelle e si escludono gli agriturismo, a Pula si va da 0,25 euro negli alberghi a 1 stella fino ai 2,50 per i 5 stelle, In compenso non paga chi assiste degenti ricoverati in ospedale. Elasticità anche a Muravera. Qui si applica in modo differente a seconda del periodo, ad Agosto vengono richiesti 0,35 euro negli Alberghi a 1 e 2 stelle, 0,70 in quelli a 3 stelle, 1,50 nei 4 stelle e pagano anche nei B&B: 0,35 euro per persona a notte.

  A Teulada sono esentati gli appartenenti alle forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco. Infine a Villasimius pagano tutti; in particolare nei 4 e 5 stelle costa 2,00 per persona a notte. Pero’ se se si è qui residenti non si paga (!). Insomma un manicomio, reso ancora piu’ fantasioso dalle modalità di riscossione adottate dalle singole amministrazioni: c’è chi vuole il versamento di quanto riscosso da parte degli hotels, a fine stagione, chi a tranche di tre mesi e chi ogni mese. Insomma ognuno gestisce a modo suo secondo l’inventiva o le consuetudini locali.

   Il gettito dell’imposta, non và dimenticato, ad ogni buon conto dovrebbe permettere di finanziare interventi in materia di turismo, di decoro ambientale e di fruizione e recupero dei beni culturali. Resta forte il dubbio che la finalizzazione degli interventi avvenga nello stesso ambito turistico da cui proviene l’imposta. Sicuramente sono rari i casi in cui sono stati costituiti ad hoc “tavoli di concertazione” o osservatori fra Comuni e Associazioni di categoria maggiormente rappresentative dei titolari delle strutture ricettive con il compito di individuare le priority d’intervento, monitorare gli effetti dell’applicazione dell’imposta e di formulare eventuali proposte correttive.

   Ma le storture dell’applicazione cosi disarticolata dell’imposta sono anche altre. Innanzitutto non risponde al principio di far pagare tutti i non residenti che arrivano nell’Isola per turismo o per lavoro. Tutti all’arrivo in Sardegna, indipendentemente dal comune in cui soggiornano fruiscono in qualche modo di ambiente (spiagge, mare, paesaggio, …) e servizi (strade, luce, acqua, smaltimento rifiuti..) Che valgono in particolare per i tanti che alloggiano in un determinato comune, che li tassa, e poi magari vanno a fruire dei servizi, spiagge e parcheggi di un comune che non impone gravami ai visitatori.

  Capita nel pendolarismo turistico o a chi fa escursioni, visite e piccole gite giornaliere fruendo dei servizi in qualche modo offerti fuori dal comune in cui soggiorna. L’imposta peraltro è profondamente iniqua perche’ in realtà fa gravare su una sola delle attività (quella dove pernotta) della filiera economico-turistica, rispetto alle tante che traggono in ogni caso beneficio dalla presenza dell’ospite in modo diretto o in via indiretta dalla qualità ambientale, paesaggistica, culturale della cittadina prescelta per la vacanza.