Presentata ad Alghero la tragedia della corazzata Roma

Corazzata Roma, Pasquale Saiu
  Si è svolto ad Alghero, nella sala conferenze della Fondazione Meta, il convegno: “La tragedia della Corazzata Roma, il ritorno a casa dei superstiti, il coinvolgimento degli algheresi”. A quasi 72 anni dagli avvenimenti, rimangono ancora tanti interrogativi sulle vicende successive alla lettura, da parte di Badoglio, del freddo comunicato in cui si annunciava l'armistizio con gli anglo-americani. Era la sera dell'8 settembre 1943.

  Meno di 24 dopo, con il re ed il governo in fuga verso Brindisi, la Roma, nave ammiraglia della flotta italiana, giaceva per sempre nel fondali dell'Asinara con il suo carico di 1400 vite umane. Tra questi uomini il cui destino si è fermato quel giorno, anche il marinaio algherese Pasquale Saiu, classe 1912. Il Convegno è stato, quindi, un'occasione per rilanciare l'interesse degli studi non solo sul destino della corazzata Roma e del suo equipaggio, ma anche per promuovere una rilettura della storia sarda contemporanea troppo spesso trascurata o considerata solo marginale nel contesto nazionale o europeo.

  Roberto Barbieri, subacqueo, naturalista e documentarista, ha coordinato i lavori ed ha auspicato, nel discorso introduttivo, che proprio da Alghero e dalla Sardegna possa partire non solo una degna commemorazione dei caduti, ma anche nuovi studi sull'intera vicenda della Corazzata Roma e dei contemporanei affondamenti delle due navi Da Noli e Vivaldi. E non per celebrare in alcun modo la tragica retorica della guerra, ma per dare la giusta e dovuta memoria ai tanti ragazzi morti, tra cui molti sardi, in quei terribili avvenimenti.

  Dopo i saluti di Alberto Sechi, Presidente dell'Associazione Marinai d'Italia, Gruppo di Alghero, l'ammiraglio Vittorio Guillot, primo relatore, ha ricordato brevemente i fatti storici che portarono alla battaglia dell'Asinara, il 9 settembre del 1943, ed all'affondamento della grande corazzata italiana e dei due cacciatorpediniere. Un intervento tecnico, da militare ma anche da appassionato di storia, soprattutto di quella della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale.

  Lo scrittore e saggista Raffaele Sari Bozzolo invece ha voluto sottolineare proprio l'importanza della “micro” storia che può trovare nelle realtà locali, testimonianze, archivi e memorialistica, una miniera d'informazioni per meglio comprendere la “macro” storia, restituendo alle vicende la dimensione umana che spesso viene cancellata dall'esclusiva attenzione per nomi e dati di battaglie, generali, trattati e leader politici. «La storia è una questione collettiva costruita da un'infinità di questioni private, la dimensione generale è solo la visione d'insieme di molteplici e a volte infinitesimali dimensioni individuali.

  La sorte di un popolo, di un paese, di un grande conflitto o di un'ideologia, decidono, muovono, deviano le sorti di un bambino, una donna, una coppia di ragazzi, un gruppo di amici e con essi destini, sogni, progetti di una generazione, una città intera. Lo storico può e deve ripartire dal cercare il dettaglio di queste vicende per rileggere poi il vero volto della grande storia». In tal senso Sari Bozzolo, nel corso del suo interessante intervento, racconta, come esempio di quanto sostenuto, cinque storie di marinai algheresi morti durante la seconda guerra mondiale: in circostanze diverse, su fronti diversi, con modalità diverse, schiacciati dalla logica e dall'incedere dei fatti del conflitto.

   Ragazzi che vedono interrotta bruscamente la loro esistenza, senza neppure avere riconosciuto il loro sacrificio dalla conservazione nella memoria collettiva del loro nome e del loro destino. Non senza commozione, Gianni Saiu, ha ricordato lo zio Pasquale, morto quel tragico giorno sulla grande nave, diventata un inferno di fiamme e vapore, per poi spezzarsi in due tronconi e scomparire per sempre nei flutti.

  Sono stati ricordati anche gli avvenimenti successivi: il recupero dei naufraghi, la decisione di sette navi italiane di andare alle Baleari (Mahon e Palma di Maiorca), il rapporto con gli amici spagnoli, la cura dei feriti e le esequie per 26 marinai nel cimitero di Mahon, l'aiuto della carlofortina Fortuna Novella, i mesi trascorsi dai superstiti a Caldas de Malavella (presso Barcellona), il ritorno a casa.

  Tante storie che si sono intrecciate e che legano per sempre la Sardegna ed Alghero alle vicende della “grande storia”. Nelle conclusioni si propone di realizzare un memoriale, con le foto ed i nomi di tutti gli oltre 1700 caduti delle 3 navi, a Porto Torres o all'Asinara, i luoghi geografici più vicini la punto di affondamento della Roma. Pagine tragiche di storia che non devono essere assolutamente dimenticate. Si fa riferimento anche alla recente localizzazione, nel mare di Corsica, della nave Crispi, silurata alcuni mesi prima della Roma e dove perirono circa 950 soldati italiani, tra cui un numero ancora non conosciuto di sardi.

  E proprio sul tema dei caduti sardi, Raffaele Sari, annuncia che renderà presto pubblico un dettagliato elenco di tutti i sardi che perirono nell'affondamento della Roma, poiché ad oggi la Regione Sardegna non ha mai reso la benché minima memoria né alla corazzata, che pure riposa nel suo mare e resta uno dei più importanti sacrari sommersi, né a quanti del suo equipaggio hanno trovato il loro ultimo destino a poche miglia dalle nostre coste. Se l'Italia ha dimenticato la Roma, ancor più grave è che l'abbia dimenticata la Sardegna che ha il grave onore di ospitarla, nell'abbraccio del suo mare.