Inaugurato dal ministro Cancellieri il Museo del Carcere di Tramariglio - Momenti di commozione durante la cerimonia

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Casa Gioiosa, ex colonia penale di Tramariglio, oggi sede del Parco naturale regionale di Porto Conte da ieri ha un attrattiva culturale in più. E’ lo spazio museale dedicato alla memoria della vita carceraria di Tramariglio allestito lungo i corridoi delle vecchie celle di rigore. Suggestione forte e un clima austero si respira lungo quei corridoi tra teche espositive e panelli che raccontano in maniera dettagliata ogni momento di vita dei detenuti e dei loro secondini nel ventennio del secolo scorso (1941-1961) in cui rimase aperta la “ casa di lavoro all’aperto di Tramariglio”. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri che ha espresso vivo compiacimento del lavoro svolto e che ha consentito non solo il recupero della memoria storica ma ha contribuito a rendere attivi sei detenuti in articolo 21 del carcere di Sassari.

Alla cerimonia erano presenti le massime autorità civili e militari e a fare gli onori di casa al Guardasigilli il presidente del Parco di Porto Conte e Sindaco di Alghero Stefano Lubrano e il direttore Vittorio Gazale. Momenti di autentica emozione si sono registrati durante il video racconto sull’uccisione dell’ex agente di custodia Giuseppe Tomasiello ad opera del detenuto Edoardo Corsi. Vicenda narrata dall’ex agente di custodia cav. Giuseppe Pisoni che visse quei momenti in prima persona. Poi è stata la volta del video sull’attività progettuale che ha consentito la realizzazione del museo. Uno straordinario progetto di recupero degli archivi di un ex carcere recuperato ed allestito da dei detenuti in articolo 21. Il carcere nasce nel 1941 come centro di rieducazione e segregazione dei detenuti inserito nell’ampio programma di colonizzazione del territorio già sperimentato altrove in Sardegna. Per vent’anni, l’area è stata utilizzata per ospitare complessivamente circa 5.000 detenuti che sotto sorveglianza lavoravano nei campi e la sera facevano ritorno al villaggio ed in particolare alla Diramazione Centrale. Nel 1963 l’Amministrazione Penitenziaria abbandonò tutti gli stabili e trasferì nelle diverse carceri della Sardegna e in Italia i detenuti, gli agenti di custodia e tutti coloro che vi lavoravano. Da allora, l’insieme delle strutture ha subito un generale degrado dovuto all’abbandono, ancora oggi piuttosto evidente in molti edifici mai più utilizzati.

La struttura dove è ospitata la sede del Parco è stata recuperata grazie ad un finanziamento della Regione Sardegna, con vincolo di destinazione d’uso a sede del Parco e dal 2007, vi sono stati localizzati gli uffici dell'area protetta. Per dare anche un'anima al luogo il Parco ha da subito progettato la nascita di un museo del carcere e da oltre un anno è attivo un progetto di recupero degli archivi (che erano stati abbandonati negli scantinati umidi del carcere di San Sebastiano, in condizioni di forte degrado). Tutto questo grazie al lavoro quotidiano di 6 detenuti che, dopo specifico corso di formazione, hanno lavorato quotidianamente presso la sede di Tramariglio per poi fare rientro la sera nel carcere di San Sebastiano. E’ stato fatto veramente un imponente lavoro di ricerca di documenti, fascicoli e articoli delle cronache del tempo, pulizia, scannerizzazione e archiviazione del materiale, che ha fatto riemergere tutta la storia umana inedita di Tramariglio: ritmi di vita dei detenuti, storia delle evasioni, racconti sulle attività lavorative, la vita sociale dei secondini, lettere, poesie, racconti, ecc.

Ad oggi sono stati ripuliti, schedati ed esposti 1190 registri e 290 fascicoli (corrispondenti a 52 metri lineari di documentazione) e si sta redigendo un elenco informatico delle unità, propedeutico al riordino virtuale delle serie archivistiche. Inoltre è stato recuperato del materiale "storico", come manette, divise, oggetti dei detenuti, utensili da lavoro, ... Il lavoro ha inoltre permesso ai detenuti di accrescere le loro competenze informatiche (hanno acquisito la qualifica), favorendone un prossimo reinserimento lavorativo. L'aspetto più innovativo del progetto riguarda proprio il coinvolgimento dei detenuti anche nella fase di interpretazione ed elaborazione dei fatti e degli episodi, dove riescono a mettere a disposizione la loro esperienza di vita vissuta, di errori e punizioni. Il museo inaugurato direttamente dal Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri sarà aperto al pubblico ed inserito nell’ambito della visita guidata alla sede del Parco. Sarà per ora possibile fare una visita dal lunedi al venerdi alle ore 10,30. L’omicidio dell’agente Giuseppe Tomasiello. Giuseppe Tomasiello nacque a Benevento il 3 maggio 1933.

Dopo aver frequentato la scuola militare di Cairo Montenotte (Sv) venne assegnato alla casa di reclusione di Porto Azzurro e nell’autunno del 1959 giunse a Tramariglio. Il 22 gennaio 1960 l’agente Giuseppe Tomasiello fu incaricato di scortare il detenuto Edoardo Corsi, addetto alla mansione di elettricista. Il recluso doveva scontare diversi anni per numerose condanne, tra le quali una per furto sacrilego. Al mattino l’agente Tomasiello e il detenuto uscirono per raggiungere la cabina elettrica situata sulla falda del monte Timidone prossima a Tramariglio. Al momento della distribuzione del pasto nella sede centrale della colonia, i due non fecero più ritorno. Inizialmente nessuno si accorse dell’assenza, perché diverse volte il detenuto consumava il pasto sul posto di lavoro, rientrando per l’ora di cena. Nel pomeriggio cominciarono a manifestarsi i primi campanelli di allarme e scattarono subito le ricerche. Partiti diversi agenti trovarono a poca distanza, l’agente Tomasiello sanguinante, con un’impressionante ferita alla testa. Ma del Corsi non c’era traccia. Desideroso di evadere, aveva colpito alle spalle il giovane militare con una mazza che il recluso usava per le riparazioni alla linea elettrica. L’agente, immediatamente soccorso da alcuni colleghi, fu caricato sulle spalle e condotto sino alla strada, per essere trasportato all’ospedale di Alghero. Mori il 24 gennaio 1960, due giorni dopo, senza aver ripreso conoscenza.